La Commissione europea presenta il 4° State of the Energy Union Report. Ad oggi 26 paesi UE hanno accoppiato i loro mercati giornalieri dell’elettricità
“Sono orgoglioso di essere qui oggi, di presentare questo pacchetto con un semplice messaggio: l’Unione energetica è diventata realtà”. Con queste parole il vicepresidente della Commissione europea, Maroš Šefčovič, ha presentato ieri il 4° State of the Energy Union Report, la relazione che fa il punto sui progressi compiuti e sulle questioni ancora aperte per l’Unione dell’Energia. Il rapporto, pubblicato all’interno di un pacchetto di misure, offre un’esaustiva panoramica su quella che nel 2014 era stata definita come una delle 10 priorità dell’esecutivo Junker. E a cinque anni di distanza i passi avanti verso un’Europa più sicura, efficiente e interconnessa, sono ben visibili.
Finalmente l’Unione energetica europea dispone di un quadro normativo aggiornato in grado di dare certezza degli investitori e con cui è stato introdotto un meccanismo di cooperazione tra gli Stati membri, basato sulla solidarietà, per rispondere alle potenziali crisi energetiche. Gli Stati membri hanno investito in nuove infrastrutture intelligenti (anche transfrontaliere) e ad oggi 26 paesi UE – che rappresentano oltre il 90% del consumo di elettricità europeo e più di 400 milioni di persone – hanno accoppiato i loro mercati giornalieri dell’elettricità. Oltre al nuovo quadro legislativo, la Commissione ha introdotto una serie di misure di sostegno per garantire che tutte le regioni e i cittadini possano beneficiare in egual misura della transizione energetica. Un esempio? L’Alleanza europea per le batterie.
Inoltre il programma europeo Ten-T (Trans European Network) ha contribuito a migliorare l’infrastruttura comunitaria e Bruxelles ha reindirizzato gli investimenti verso soluzioni e tecnologie orientate al futuro.
Gli obiettivi futuri dell’Unione energetica europea
Va detto che la maggior parte degli obiettivi dell’Energy Union sono ancora tutti su carta ma per ognuna delle sue cinque dimensioni – sicurezza dell’approvvigionamento, un mercato dell’energia pienamente integrato, efficienza energetica, decarbonizzazione dell’economia e ricerca/innovazione – esiste ora una strategia ben definita con target a breve termine.
C’è poi una lunga lista di questioni ancora aperte a cui dovrà pensare il prossimo esecutivo, a partire dalla necessità di migliorare la digitalizzazione energetica, investire in nuove smart grid e sistemi d’accumulo e migliorare la protezione e la cybersicurezza delle infrastrutture critiche.
“L’Unione dell’energia – ha aggiunto Šefčovič – è la migliore espressione dell’Europa: affrontare insieme le grandi questioni della sicurezza e della transizione energetiche che non possono essere risolte entro i confini nazionali […] Spetta ora a ciascuno Stato membro dare seguito a quanto è stato fatto e integrare rapidamente le misure nazionali in materia di energia, clima, mobilità e tutti gli altri settori connessi, in modo che l’Europa svolga un ruolo guida nella realizzazione della neutralità climatica entro la metà del secolo”.