Gli alimenti in cui è stata rilevata la concentrazione maggiore di perclorato sono : pomodori, peperoni, cetrioli, zucchine, lattuga, prezzemolo, fagioli, fragole e arance. Nei campionamenti necessari al completamento delle indagini sono stati analizzati anche acqua, suolo e fertilizzanti ammessi nell’agricoltura biologica in cui è stato comunque riscontrato un livello significativo della sostanza.
L’origine della presenza così massiccia di questo contaminante sarebbe da far risalire all’uso di acque potabili come acque di irrigazione in quanto ricche di cloro utilizzato nella loro disinfezione. Anche l’uso indiscriminato di disinfettanti superficiali a base di ipoclorito di sodio potrebbe esserne una causa. Il perclorato è infatti lo ione del Cloro con la maggiore presenza di ossigeno e può formarsi proprio per degradazione dell’ipoclorito di sodio.
Non trattandosi di un fitofarmaco, i prodotti ortofrutticoli da agricoltura biologica non ne sono esenti.
Ma quali danni può comportare alla salute?
Da circa 50 anni in medicina il perclorato viene utilizzato come farmaco anti-tiroideo nei casi di ipertiroidismo, in quanto agisce inibendo l’assorbimento dello iodio. Per questo motivo gli esperti dell’EFSA hanno stabilito che la dose giornaliera che può essere assunta da un individuo adulto sano senza interferire in maniera eccessiva con il funzionamento tiroideo è di 0,3 µg per Kg di peso corporeo. Dal momento che è l’assunzione costante con la dieta che crea problemi provocando effetti a lungo termine, l’ingestione di alimenti che presentano concentrazioni elevate di perclorati, se avviene una tantum, non è considerato un rischio per la salute.
L’esposizione cronica ai perclorati diventa un fattore da non trascurare invece per le fasce d’età più giovani che presentano carenza di iodio e per i lattanti che vengono allattati al seno da madri che hanno una carenza di iodio.
Per questo motivo il 29 aprile 2015 la Commissione europea ha emanato la Raccomandazione n 682, in cui richiede agli Stati Membri, con la collaborazione degli operatori del settore alimentare, di monitorare i livelli di perclorato negli alimenti, in particolare in: frutta, ortaggi e relativi prodotti trasformati, compresi i succhi; alimenti per usi nutrizionali particolari destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia; erbe aromatiche e spezie essiccate, thè, infusioni a base di frutta ed erbe; bevande, inclusa l’acqua potabile.
Nello stesso documento la Commissione Europea stabilisce anche il grado di concentrazione di perclorato che non deve essere superato in alcuni tipi particolari di alimenti: 2 µg/Kg per quanto riguarda gli alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia; 10 µg/Kg negli altri alimenti ad esclusione delle erbe aromatiche, delle spezie essiccate, del thè, e delle infusioni a base di frutta e erbe, per cui il limite è di 20 µg/Kg.