interagendo con gli amminoacidi presenti nel nostro corpo, il processo di purificazione dell’acqua tramite l’uso del cloro può produrre dei sottoprodotti del BDA, un composto tossico e cancerogeno che non era mai stato individuato prima.
Il processo di clorazione dell’acqua può produrre sostanze tossiche per il corpo umano.
(Rinnovabili.it) – Secondo uno studio condotto dall’Università John Hopkins e dall’Università di Berkeley, miscelare l’acqua con il cloro, il metodo più comune per disinfettare l’acqua e renderla potabile, crea sottoprodotti tossici che finora non erano mai stati identificati. I risultati dei ricercatori sono stati pubblicati la scorsa settimana sulla rivista Environmental Science & Technology e, sebbene non mettano in dubbio i benefici del cloro, mostrano come il processo di clorazione dell’acqua (che elimina batteri e virus potenzialmente fatali) possa creare dei sottoprodotti dei fenoli potenzialmente molto dannosi.
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La clorazione dell’acqua ha salvato milioni di vite in tutto il mondo da malattie come il tifo e il colera. Tuttavia, la nuova ricerca mette in dubbio la reale necessità di tale processo. Infatti, quando i fenoli(composti chimici che si trovano naturalmente nell’ambiente) si mescolano con il cloro, il processo crea un gran numero di sottoprodotti, ancora non del tutto rilevabili e identificabili attraverso gli attuali metodi di chimica analitica, che potrebbero causare spiacevoli conseguenze a lungo termine sulla salute umana.
Il gruppo di ricerca ha utilizzato una tecnica comunemente impiegata nel campo della tossicologia per identificare i composti in base alla loro reazione con biomolecole come il DNA e le proteine. Nello specifico, hanno aggiunto Nα-acetil-lisina, quasi identica all’amminoacido lisina che costituisce molte proteine del nostro corpo, per rilevare la presenza di elettrofili reattivi, composti dannosi che sono stati collegati a una varietà di malattie.
I ricercatori hanno prima clorato l’acqua, usando gli stessi metodi impiegati commercialmente per l’acqua potabile, e in un secondo momento hanno aggiunto Nα-acetil-lisina usando la spettrometria di massa per rilevare gli elettrofili, che hanno reagito con l’amminoacido. Il loro esperimento ha così individuato due sottoprodotti del BDA, un composto molto tossico e cancerogeno che non era mai stato individuato nell’acqua clorata.
I risultati, dunque, sollevano la questione di metodi alternativi alla clorazione dell’acqua, compreso l’uso dell’ozono, del trattamento UV o della filtrazione semplice. “In altri paesi, in particolare in Europa, la clorazione non viene utilizzata con la stessa frequenza e l’acqua è comunque sicura. A mio avviso, dobbiamo valutare quando la clorazione dell’acqua è realmente necessaria per proteggere la salute e quando potrebbero esserci approcci alternativi migliori“, ha spiegato Carsten Prasse, Università John Hopkins.