ra i vari mezzi per la prevenzione delle possibili contaminazioni cui il cibo in lavorazione può andare incontro, sicuramente i guanti sono tra quelli più conosciuti. Sono però anche quelli che più spesso vengono usati in maniera superficiale, senza la dovuta attenzione ai modi di utilizzo e ai pericoli che possono introdurre quando usati in maniera impropria.
IL GUANTO E’ UN MOCA
Sul mercato è disponibile una grandissima varietà di guanti che possono ingenerare confusione in cui si trovi a dover scegliere il modello più adatto al proprio processo di lavorazione. Generalmente la differenza maggiormente utile da considerare nella scelta è il materiale di cui sono fatti, variabile che dipende dalla tipologia di alimenti con cui si intende venire in contatto, dalla resistenza meccanica che si vuole avere, e dalla eventuale protezione che si vuole ottenere (quando il guanto per le lavorazioni effettuate risulta anche essere un DPI) e infine il prezzo ovviamente.
I guanti utilizzati per il contatto alimentare sono a tutti gli effetti Materiali e Oggetti a Contatto con gli Alimenti (MOCA) e come tali devono rispondere alla normativa comunitaria e italiana relativa a questo aspetto della sicurezza alimentare (di cui abbiamo già parlato in questo articolo). In particolare i riferimenti importanti sono:
- Regolamento (CE) n. 1935/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 ottobre 2004 riguardante i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari e che abroga le direttive 80/590/CEE e 89/109/CEE;
- Regolamento (CE) 2023/2006/CE della COMMISSIONE del 22 dicembre 2006 sulle Buone Pratiche di Fabbricazione dei Materiali (Good Manufacturing Practices o GMP) e degli oggetti destinati a venire a contatto con prodotti alimentari.
Il Regolamento (CE) n.1935/2004 articolo 3, dispone che i MOCA debbano essere prodotti conformemente alle Buone Pratiche di Fabbricazione dei Materiali affinché, in condizioni d’impiego normali o prevedibili, essi non trasferiscano ai prodotti alimentari componenti in quantità tale da costituire un pericolo per la salute umana, o da comportare una modifica inaccettabile della composizione dei prodotti alimentari e provocare un deterioramento delle loro caratteristiche organolettiche.
I materiali plastici sono regolamentati dal Regolamento (UE) N. 10/2011 della Commissione del 14 gennaio 2011 e s.m.i, mentre per le gomme naturali e sintetiche, non è ancora stato emanato un Regolamento Europeo e quindi in Italia viene adottata la normativa nazionale: Decreto Ministeriale del 21/03/1973 e s.m.i. (Disciplina igienica degli imballaggi, recipienti, utensili, destinati a venire in contatto con le sostanze alimentari o con sostanze d’uso personale).
Questo quadro normativo permette di definire l’idoneità al contatto alimentare attraverso l’individuazione di spettri di utilizzo secondo test condotti per tempi, con temperature e con sostanze (simulanti) ben specificati. Generalmente le sostanze usate che servono a simulare il comportamento degli alimenti in contatto sono tre: acido acetico che simula l’acidità di un alimento, etanolo che simula la presenza alcolica in un alimento e l’olio di oliva che simula la componente grassa dei cibi. Si tratta delle cosiddette prove di migrazioneche devono essere superate dai materiali che debbano essere adatti al contatto con la tipologia specifica di alimento (ogni simulante può essere ricondotto ad una o più categorie di alimenti. Si tratta del controllo di specifiche sostanze comunemente utilizzate durante la fabbricazione del MOCA. Tempi e temperature sono definiti tenendo conto delle peggiori condizioni possibili (generalmente 2 ore a 40°C).
I risultati delle varie prove e le indicazioni che quindi accompagnano il MOCA vengono riportati su tutta la documentazionedell’oggetto (etichetta, documenti accompagnatori, dichiarazione di conformità…) e fanno parte di quella importantissima serie di informazioni che ogni utilizzatore dovrebbe conoscere bene per poter scegliere e valutare i rischi nell’utilizzo di determinati materiali nella produzione dei propri alimenti (ma anche il consumatore magari in quanto utilizzatore finale di alcuni di essi). Tali indicazioni devono essere chiare e di facile comprensione, in particolare è importante che siano fornite le limitazioni d’uso prevedibili.
Attenzione all’esame di questa documentazione in quanto spesso il simbolo universale di idoneità al contatto alimentare (il classico bicchiere e forchetta) potrebbe far intendere la possibilità di un contatto generico con qualsiasi categoria di alimenti se non vengono lette e comprese le limitazioni all’uso stabilite dal produttore.
Il Ministero della Salute ha relativamente di recente emanato (2016) una circolare (circolare DIGISAN 0000798-P-13/01/2016), in cui viene fatta distinzione sia tra le tipologie di contatto, sia nel tipo di utilizzo (industria alimentare o uso casalingo). Tale classificazione tuttavia non aveva riscontro nella normativa vigente e pertanto il Ministero con successiva circolare (DIGISAN 0022201-P-01/06/2016) l’ha annullata ribadendo la necessaria attenzione al quadro normativo in vigore per le gomme (il DM 21/03/1973 già citato). Per evitare problemi di interpretazione ed errori.
GUANTI PER TUTTE LE NECESSITA’
Le principali tipologie di guanti sono le seguenti:
Guanti in vinile: vengono realizzati in PVC (Poli Vinyl Cloruro – cloruro di polivinile) e ftalati. I ftalati vengono aggiunti per conferire caratteristiche migliori alla materia prima che così risulta più morbida ed elastica. Hanno una minore resistenza meccanica rispetto ad esempio al nitrile e garantiscono anche una minore sensibilità, possono rompersi facilmente per eccessive pressioni. Il vantaggio è che essendo di sintesi chimica non contengono sostanze proteiche e quindi il rischio di sviluppare sensibilità ai materiali è molto basso. Inoltre valutando il giusto spessore in relazione all’attività da compiere è possibile anche ridurre il problema della loro fragilità. In passato la presenza di ftalati li sconsigliava per un utilizzo alimentare, ma oggi il problema è molto ridotto. I moderni additivi sono infatti poco idrosolubili, tuttavia esiste ancora una problematica di migrazione a contatto con sostanze grasse e talvolta con sostanze alcoliche. Non sono quindi adatti a tutte le manipolazioni alimentari. Importante considerare anche il corretto smaltimento (pericolo di formazione di diossina). I guanti in Vinile sono prodotti dai granuli del PVC (Poli Vinil vCloruro), una delle plastiche di maggior consumo, e da plasticizzanti (per lo più ftalati). In formulazione pura il PVC è rigido, mentre miscelato con gli ftalati diviene flessibile e
modellabile. I guanti in Vinile rispondono alle normative riguardanti i materiali plastici (a differenza di quelli in nitrile e lattice che sono gomme).
Guanti in nitrile: probabilmente la scelta migliore in merito a flessibilità e comfort, resistenza meccanica e chimica. La ruvidità naturale della superficie garantisce una buona sensibilità e aderenza, ma i materiali proteggono dal rischio di sensibilizzazione così anche come l’assenza di polveri per la calzatura facilitata. Proprio per questo sono una valida alternativa (anche se più costosa) per quei soggetti allergici alle proteine del lattice. L’accortezza principale è che per i guanti in nitrile è ancora più importante accertarsi della specificità d’uso alimentare, in quanto quelli generici possono perdere additivi, coloranti e materia prima a contatto con alcune tipologie di alimento (formaggi, creme, ortaggi, aceto tra gli altri). Il Nitrile, comunemente utilizzato nella produzione dei guanti monouso, denominato anche NBR (Nitril Butadiene Rubber) è un materiale di origine sintetica derivato dalla polimerizzazione dell’Acrylonitrile e del Butadiene. È stato definito gomma sintetica in quanto la materia prima si trova allo stato liquido (come il lattice e a differenza del PVCVinile) e per la sua capacità di emulare la gomma in elasticità.
Guanti in lattice: nonostante il costo inferiore questa tipologia di guanti compete con le altre in quanto ad elasticità, sensibilità ed impermeabilità. Buona anche la loro resistenza a perforazioni e strappi. L’impermeabilità è sicuramente un punto di forza di questo tipo di guanti, caratteristiche che li rende una scelta valida nel settore sanitario più ancora che in quello alimentare. Un altro punto di forza è il comfort nell’indossarli dato dalle proprietà della gomma naturale. Il Lattice è una sostanza di origine naturale estratta dall’albero della gomma (Hevea Brasiliensis) anche definita spesso gomma o caucciù, la sua natura rende più facile lo sviluppo di dermatiti da contatto o allergie alle sue componenti.
Guanti in polietilene: si tratta di guanti idonei al contatto con alimenti particolarmente diffusi nei supermercati e banchi di prodotti alimentari (frutta e verdura). La resistenza non è la loro miglior caratteristica ma proteggono bene mani e cibi manipolati dalla contaminazione dello sporco. Garantiscono inoltre una buona sensibilità. Trovano impiego anche in ambito casalingo oltre che professionale. Il Polietilene è anch’esso una delle plastiche più comuni e meno costose. Spesso identificato con la sigla PE è un plastica con ottima stabilità chimica e per questo utilizzato spesso come isolante e prodotto in film destinati al contatto con alimenti (sacchetti e film).
Tipologia | Vantaggi | Svantaggi |
Lattice | Elasticità-Resistenza allo strappo-Impermeabilità-Biodegradabilità-Ecosostenibilità | Allergie-Scarsa resistenza chimica-Costi Materia Prima altalenanti |
Nitrile | Emulazione lattice-Resistenza meccanica-Resistenza olii e grassi-Resistenza chimica polivalente-Bassa migrazione verso alimenti | Limitata destrezza-Affaticamento mano-Non biodegradabili-Non ecosostenibili |
Vinile | Assenza Lattice-Buona biocompatibilità-Costo | Scarsa resistenza-Scarsa impermeabilità-Non biodegradabili-Non ecosostenibili |
Polietilene | Alta sensibilità-Basso costo-Buona biocompatibilità | Scarsa resistenza meccanica |
Confronto di vantaggi e svantaggi delle principali tipologie di guanti
L’UTILIZZO: ALCUNI PUNTI IMPORTANTI
Non bisogna illudersi intanto che l’utilizzo dei guanti risolva automaticamente i problemi igienici della nostra azienda. L’igiene del personale non diventa di certo un aspetto secondario ma mantiene la sua importanza, soprattuttto la cura ed igiene delle mani. L’adeguata igiene delle mani è sempre una regola fondamentale da rispettare (del come farlo ne abbiamo parlato in questo articolo).
Inoltre nell’utilizzo del guanto è opportuno seguire alcune regole di buon senso basilari senza le quali rischia di diventare più un altro problema che una soluzione: devono essere sostituiti spesso a seconda delle attività svolte e soprattutto bisogna aver cura che non si rovinino con fori o tagli che lascerebbero fuoriuscire possibili contaminazioni. Bisogna infatti ricordare che la pelle sotto il guanto acquisisce caratteristiche di calore e umidità perfette per incubare la crescita batterica. In caso di rottura del guanto questo va quindi sostituito immediatamente per evitare di disseminare colture batteriche potenzialmente pericolose.
Proprio perchè le mani calzate dal guanto diventano un possibile luogo di crescita batterica incontrollata bisogna lavarle molto bene sia prima di indossare i guanti che dopo averne terminato l’utilizzo. E’ errore comune subito dopo aver tolto i guanti riprendere con le altre normali attività, trasferendo così potenzialmente i batteri cresciuti nel frattempo a maniglie, superfici e attrezzature.
Da ultimo prestare attenzione ovviamente anche ai guanti che vengono utilizzati per le pulizie. Al di là delle considerazioni di resistenza diversa sarebbe comunque sempre bene utilizzare guanti di tipo diverso e dedicati a tali operazioni e la loro gestione, come quella di tutte le attrezzature e sostanze per le pulizie, dovrebbe essere ben separata dagli scopi alimentari e dai loro luoghi.
Discorso analogo nel caso i guanti vengano usati come misura preventiva nell’evitare contaminazioni crociate nella preparazione di diete speciali per soggetti allergici oppure intolleranti.
Fermo restando che è sempre preferibile un buon lavaggio delle mani ad una gestione scorretta dei guanti, vi sono alcune situazioni in cui i guanti sono benvenuti (se non possono essere sostituiti dall’uso di attrezzature come pinze o latri utensili da cucina):
- quando si compiono operazioni particolarmente pericolose dal punto di vista igienico quali manipolazione di cibi da consumare crudi, lavorazione di ripieni e farciture, preparazioni a base di carni macinate. La pericolosità va valutata anche in relazione alla destinazione d’uso (ad es. mense di ospedali o strutture per anziani);
- quando vengono svolte operazioni che possono insudiciare in modo significativo le mani quali ad esempio le pulizie o nella manipolazione di alimenti a rischio più alto quali carni di pollame, uova o verdure fresche;
- quando l’attività richieda compiti misti all’operatore come ad esempio nel caso debba manipolare alimenti ma al tempo stesso ricevere i pagamenti dei clienti e quindi maneggiare valuta;
- se sulla pelle delle mani sono presenti ferite o lesioni che vanno medicate accuratamente, coperte con bende e cerotti e rinforzate nella protezione dall’utilizzo del guanto.
…SEMBRA TALCO MA NON E’
I guanti monouso, possono presentare una fine polverina all’interno il cui scopo è quello di facilitare l’inserimento della mano. La polvere in genere è fatta di amidi vegetali (spesso amido di mais). Se i guanti sono utilizzati in maniera corretta è molto difficile che si realizzi una contaminazione del cibo con queste polveri tuttavia è sconsigliato ovviamente effettuare le operazioni di sfilatura direttamente sopra le superfici di lavoro o, peggio ancora, direttamente sopra le pietanze o gli alimenti in lavorazione.
E IN CASO DI ALLERGIA?
In realtà le tipologie di disturbo possibili sono almeno due:
- La dermatite da contatto compare alcune ore dopo il contatto con la sostanza a cui si è sensibili e persiste anche per giorni senza necessità di rinnovare il contatto. Nei casi più gravi le eruzioni cutanei possono presentarsi anche in altri distretti del corpo.
- L’orticaria da contatto invece si manifesta dopo pochi minuti dal contatto e passa in pochi minuti o poche ore. Un esempio di questa problematica è la cosiddetta “allergia al lattice”.
E’ importante considerare che non si hanno problemi necessariamente solo per l’esposizione diretta al materiale. La persona sensibile può presentare disturbi quali oculo-rinite e asma anche quando non indossa i guanti ma si trova in un ambiente in cui vengono indossati abitualmente. Questo si verifica perchè le componenti allergeniche possono essere eventualmente adsorbite alla polvere interna del guanto e quindi diffondersi attraverso essa anche nell’ambiente.
La problematica può peggiorare se la persona in risposta al prurito non si trattiene dal grattarsi perchè questo può portare facilmente a lesioni cutanee che possono anche infettarsi facilmente. In caso di problematiche simili bisogna inoltre distinguere se i sintomi possano essere correlati al materiale oppure ad additivi eventualmente utilizzati nella produzione del guanto.
Nel primo caso sarà necessario cambiare il materiale di costituzione dei guanti valutando anche le eventuali problematiche accessorie (resistenza del nuovo materiale e sua flessibilità, confortevolezza nel calzarli ecc.). Nel caso invece la problematica sia limitata alla presenza di additivi particolari può essere sufficiente cercare sul mercato guanti dello stesso materiale privi della sostanza incriminata. Quasi sempre comunque il soggetto allergico a un dato additivo può continuare a usare perfino i guanti che lo contengono, purché abbia l’accortezza di non indossarli direttamente sulla cute, ma di mettere sotto guanti in materiale sintetico (ad esempio polietilene).
Nelle aziende più strutturate e che presentano dei rischi per la salute, il processo di accertamento del problema e delle sue soluzioni ottimali passa solitamente per il Medico Competente.
Among the various means for the prevention of possible contamination that the food being processed can encounter, gloves are certainly among the best known. However, they are also the ones that are most often used superficially, without due attention to the methods of use and the dangers they can introduce when used improperly.
THE GLOVE IS A MOCA
There is a huge variety of gloves on the market that can be confusing when you have to choose the most suitable model for your manufacturing process. Generally the most useful difference to consider when choosing is the material they are made of, which depends on the type of food you intend to come into contact with, on the mechanical resistance you want to have, and on any protection you want to obtain (when the glove for the work carried out is also a PPE) and finally the price of course.
The gloves used for food contact are in effect Materials and Objects in Contact with Food (MOCA) and as such must comply with EU and Italian legislation relating to this aspect of food safety (which we have already talked about in this article). . In particular, the important references are:
Regulation (EC) n. 1935/2004 of the European Parliament and of the Council of 27 October 2004 concerning materials and objects intended to come into contact with food and repealing Directives 80/590 / EEC and 89/109 / EEC;
Commission Regulation (EC) 2023/2006 / EC of 22 December 2006 on Good Manufacturing Practices for Materials (Good Manufacturing Practices or GMP) and objects intended to come into contact with food products.
Regulation (EC) n.1935 / 2004 article 3, provides that MOCAs must be produced in compliance with Good Material Manufacturing Practices so that, under normal or foreseeable conditions of use, they do not transfer components to food products in quantities such as to constitute a danger to human health, or lead to an unacceptable change in the composition of food products and cause a deterioration of their organoleptic characteristics.
Plastic materials are regulated by Commission Regulation (EU) No. 10/2011 of 14 January 2011 and subsequent amendments, while for natural and synthetic rubbers, a European Regulation has not yet been issued and therefore national legislation is adopted in Italy: Ministerial Decree of 21/03/1973 and subsequent amendments (Hygienic regulations of packaging, containers, tools intended to come into contact with food substances or substances for personal use).
This regulatory framework makes it possible to define the suitability for food contact by identifying use spectra according to tests conducted for well-specified times, temperatures and substances (simulants). Generally there are three substances used to simulate the behavior of foods in contact: acetic acid which simulates the acidity of a food, ethanol which simulates the alcoholic presence in a food and olive oil which simulates the fat component of foods . These are the so-called migration tests that must be passed by materials that must be suitable for contact with the specific type of food (each simulant can be traced back to one or more categories of food. This is the control of specific substances commonly used during the MOCA manufacturing Times and temperatures are defined taking into account the worst possible conditions (generally 2 hours at 40 ° C).
The results of the various tests and the indications that therefore accompany the MOCA are reported on all the documentation of the object (label, accompanying documents, declaration of conformity …) and are part of that very important series of information that every user should know well. to be able to choose and evaluate the risks in using certain materials in the production of their food (but also the consumer, perhaps as the end user of some of them). Such indications must be clear and easy to understand, in particular it is important that foreseeable limitations of use are provided.
Pay attention to the examination of this documentation as often the universal symbol of suitability for food contact (the classic glass and fork) could suggest the possibility of generic contact with any category of food if the limitations of use are not read and understood. established by the manufacturer.
The Ministry of Health has relatively recently issued (2016) a circular (DIGISAN circular 0000798-P-13/01/2016), in which a distinction is made both between the types of contact and the type of use (food industry or use household). However, this classification was not reflected in the current legislation and therefore the Ministry with a subsequent circular (DIGISAN 0022201-P-01/06/2016) canceled it, reiterating the necessary attention to the regulatory framework in force for tires (Ministerial Decree 21/03 / 1973 already mentioned). To avoid problems of interpretation and errors.
GLOVES FOR ALL NEEDS
Food and HACCP – To be treated with gloves
The main types of gloves are the following:
Vinyl gloves: they are made of PVC (Poly Vinyl Chloride – polyvinyl chloride) and phthalates. Phthalates are added to give better characteristics to the raw material which is thus softer and more elastic. They have a lower mechanical resistance than for example nitrile and also guarantee a lower sensitivity, they can easily break due to excessive pressure. The advantage is that being of chemical synthesis they do not contain protein substances and therefore the risk of developing sensitivity to materials is very low. Furthermore, by evaluating the right thickness in relation to the activity to be performed, it is also possible to reduce the problem of their fragility. In the past, the presence of phthalates did not recommend them for food use, but today the problem is very small. Modern additives are in fact not very water-soluble, however there is still a migration problem in contact with fatty substances and sometimes with alcoholic substances. They are therefore not suitable for all food manipulations. It is also important to consider correct disposal (danger of dioxin formation). Vinyl gloves are produced from granules of PVC (Poly Vinyl vCloride), one of the most consumed plastics, and plasticizers (mostly phthalates). In pure formulation PVC is rigid, while mixed with phthalates it becomes flexible and
mouldable. Vinyl gloves comply with the regulations regarding plastic materials (unlike those in nitrile and latex which are rubber).
Nitrile gloves: probably the best choice in terms of flexibility and comfort, mechanical and chemical resistance. The natural roughness of the surface guarantees good sensitivity and adherence, but the materials protect against the risk of sensitization as well as the absence of dust for easier footwear. Precisely for this reason they are a valid (albeit more expensive) alternative for those allergic to latex proteins. The main precaution is that for nitrile gloves it is even more important to ascertain the specificity of food use, as generic ones can lose additives, dyes and raw materials in contact with some types of food (cheeses, creams, vegetables, vinegar among others). Nitrile, commonly used in the production of disposable gloves, also called NBR (Nitril Butadiene Rubber) is a material of synthetic origin derived from the polymerization of Acrylonitrile and Butadiene. It has been defined as synthetic rubber because the raw material is in a liquid state (like latex and unlike PVCVinyl) and for its ability to emulate rubber in elasticity.
Latex gloves: despite the lower cost, this type of gloves competes with the others in terms of elasticity, sensitivity and impermeability. Their resistance to punctures and tears is also good. Impermeability is certainly a strong point of this type of gloves, characteristics that make them a valid choice in the healthcare sector even more than in the food sector. Another strong point is the comfort in wearing them given by the properties of natural rubber. Latex is a substance of natural origin extracted from the rubber tree (Hevea Brasiliensis) also often referred to as rubber or caoutchouc, its nature makes it easier for the development of contact dermatitis or allergies to its components.
Polyethylene gloves: these are gloves suitable for contact with food particularly popular in supermarkets and food counters (fruit and vegetables). Resistance is not their best feature but they protect hands and handled food well from contamination of dirt. They also guarantee good sensitivity. They are also used in the home as well as professional. Polyethylene is also one of the most common and least expensive plastics. Often identified with the initials PE, it is a plastic with excellent chemical stability and for this reason it is often used as an insulator and produced in films intended for contact with food (bags and films).
Typology Advantages Disadvantages
Latex Elasticity-Tear resistance-Impermeability-Biodegradability-Eco-sustainability Allergies-Poor chemical resistance-Fluctuating raw material costs
Nitrile Latex emulation-Mechanical resistance-Oil and fat resistance-Polyvalent chemical resistance-Low migration towards food Limited dexterity-Hand fatigue-Not biodegradable-Not eco-sustainable
Vinyl Latex free-Good biocompatibility-Cost Poor resistance-Poor impermeability-Not biodegradable-Not eco-sustainable
Polyethylene High sensitivity-Low cost-Good biocompatibility Poor mechanical strength
Comparison of advantages and disadvantages of the main types of gloves
USE: SOME IMPORTANT POINTS
In the meantime, we must not be under the illusion that the use of gloves automatically solves the hygiene problems of our company. The hygiene of the staff certainly does not become a secondary aspect but maintains its importance, above all the care and hygiene of the hands. Proper hand hygiene is always a fundamental rule to respect (we talked about how to do it in this article).
Furthermore, when using the glove it is advisable to follow some basic common sense rules without which it risks becoming more of a problem than a solution: they must be replaced often depending on the activities carried out and above all, care must be taken that they do not get damaged with holes or cuts that would allow possible contamination to escape. In fact, it must be remembered that the skin under the glove acquires characteristics of heat and humidity that are perfect for incubating bacterial growth. In case of breakage of the glove it must therefore be replaced immediately to avoid spreading potentially dangerous bacterial cultures.
Precisely because the hands shod by the glove become a possible place of uncontrolled bacterial growth, they must be washed very well both before putting on the gloves and after having finished using them. It is a common mistake to resume normal activities immediately after removing the gloves, thus potentially transferring the bacteria grown in the meantime to handles, surfaces and equipment.
Finally, of course, also pay attention to the gloves that are used for cleaning. Beyond the considerations of different resistance, it would still be good to use different types of gloves dedicated to these operations and their management, like that of all cleaning equipment and substances, should be well separated from food purposes and their places. .
The same applies if gloves are used as a preventive measure to avoid cross-contamination in the preparation of special diets for allergic or intolerant subjects.
It being understood that good hand washing is always preferable to incorrect glove handling, there are some situations in which gloves are welcome (if they cannot be replaced by the use of equipment such as pliers or other kitchen utensils):
when carrying out operations that are particularly dangerous from a hygienic point of view such as handling of foods to be eaten raw, processing of fillings and fillings, preparations based on minced meat. The danger must also be assessed in relation to the intended use (eg canteens of hospitals or facilities for the elderly);
when operations are carried out that can significantly soil the hands such as cleaning or handling higher risk foods such as poultry meat, eggs or fresh vegetables;
when the activity requires mixed tasks from the operator such as for example in the case of handling food but at the same time receiving customer payments and therefore handling currency;
if there are wounds or lesions on the skin of the hands that must be carefully treated, covered with bandages and plasters and reinforced in the protection against use of the glove.
… IT SEEMS TALC BUT IT IS NOT
Disposable gloves may have a fine powder inside whose purpose is to facilitate the insertion of the hand. The powder is typically made from vegetable starches (often corn starch). If the gloves are used correctly, it is very difficult for food to become contaminated with these powders, however it is obviously not recommended to carry out the removal operations directly above the work surfaces or, worse still, directly above the dishes or food being processed. .
AND IN CASE OF ALLERGY?
Food and HACCP – To be treated with gloves
In reality, there are at least two possible types of disturbance:
Contact dermatitis appears a few hours after contact with the substance to which one is sensitive and persists even for days without the need to renew the contact. In severe cases, rashes can also occur in other parts of the body.
Contact urticaria, on the other hand, occurs after a few minutes of contact and passes in a few minutes or hours. An example of this problem is the so-called “latex allergy”.
It is important to consider that you do not necessarily have problems only for direct exposure to the material. The sensitive person can present disorders such as oculo-rhinitis and asthma even when he is not wearing gloves but is in an environment where they are usually worn. This occurs because the allergenic components can possibly be adsorbed to the inner dust of the glove and therefore spread through it also into the environment.
The problem can worsen if the person in response to the itch does not refrain from scratching because this can easily lead to skin lesions that can also become infected easily. In the case of similar problems, it is also necessary to distinguish whether the symptoms may be related to the material or to additives possibly used in the production of the glove.
In the first case it will be necessary to change the glove material, also evaluating any accessory problems (resistance of the new material and its flexibility, comfort in putting them on, etc.). If, on the other hand, the problem is limited to the presence of particular additives, it may be sufficient to look on the market for gloves made of the same material without the offending substance. Almost always, however, the subject allergic to a given additive can continue to use even the gloves that contain it, as long as they are careful not to wear them directly on the skin, but to put under gloves made of synthetic material (for example polyethylene).
In more structured companies that present health risks, the process of ascertaining the problem and its optimal solutions usually passes through the Competent Doctor.