Allevare un bambino con problemi di allergia è sicuramente molto più complesso che gestire la propria allergia alimentare. Non si tratta solo di controllare la dieta del piccolo quando è con noi, ma si tratta di proteggerlo (per fortuna con l’aiuto di professionisti che si impegnano grazie alla legge anche su questo tema) anche quando si trova a scuola o nel doposcuola. Ovviamente il bambino deve prima possibile essere educato a proteggersi anche da solo, controllare la sua condizione per non esserne controllato.
Non sempre i sintomi dell’allergia alimentare sono così gravi da richiedere un intervento drastico di gestione da parte dei genitori. Il problema del malessere, anche lieve, a cui il bambino può andare incontro però rimane e deve essere affrontato e spiegato chiaramente perchè porta a disturbi anche importanti (arrossamenti e gonfiori, prurito, spasmi intestinali e asma bronchiale). In alcuni casi poi i sintomi possono evolvere in maniera più “maligna” determinando uno stato di anafilassi, rapida e pericolosa.
Alcuni bambini poi possono andare incontro a sintomi peculiari causati da allergie alimentari:
- dermatite atopica ha una componente allergica nel 20-30% dei bambini
- malattia da reflusso gastro-esofageo è un’esofagite allergica nel 20% dei bambini
- orticaria acuta è causata da alimenti nel 10% dei bambini
CONSOLARE CON I NUMERI
Il bambino probabilmente reagirà male alle eventuali limitazioni imposte dalla sua allergia, la vivrà come una ingiustizia rispetto alla libertà dei suoi amici. Non è facile superare questo aspetto, il modo migliore è spiegargli che non c’è nulla di strano nell’allergia e che condivide questo disagio con molti bambini.
La prevalenza di allergia alimentare è massima nel 1° anno di vita (2,5 – 3%) dei bambini e diminuisce progressivamente con l’età. L’alimento più spesso in causa nel 1°-2° anno di vita è il latte vaccino, seguito da uovo, soia, grano, pesce. Nei bambini un po’ più grandi compaiono l’allergia alla frutta in guscio (noci/semi) ed arachide, a crostacei, a frutta o verdura fresca.
Una buona notizia da dare e sapere è che per alcuni alimenti si istituisce una naturale tolleranza con il passare del tempo:
Latte vaccino | dopo 1 anno il 50% dopo 3 anni il 75-80% |
Uovo | a 4 anni il 20% a 8 anni il 55% a 12 anni il 75% a 16 anni il 90% |
Soia e grano | a 3-5 anni |
Arachide nocciola | dopo 3-5 anni il 20% (dati non certi) dopo 3-5 anni il 10% (dati non certi) |
Per allergie come quella al pesce, ai molluschi ed ai crostacei invece è raro che si instauri questo fenomeno di tolleranza.
Supposto che il bambino non sia nella condizione in cui il problema recede naturalmente, la miglior cosa che si possa fare è fargli capire che non è da solo:
- spiegare al bambino la diffusione del fenomeno e che si tratta di una cosa naturale che a volte capita
- stabilire contatti (grazie anche alla frequentazione a scuola o in altri luoghi) con genitori che hanno lo stesso problema e i loro bambini, cosa che può essere di aiuto anche ai genitori
- creare piccoli gruppi di aiuto, utilizzando magari anche la tecnologie (internet e facebook) o aderire a gruppi esistenti che sono una fonte di consigli pratici e utili.
- partecipare ad eventuali iniziative organizzate da istituti, associazioni e/o dal sistema sanitario per approfondire la conoscenza del problema e poterlo affrontare meglio anche al bambino
- incoraggiare il bambino a parlarne con gli amici, semplicemente dichiarare di essere allergici può essere un argomento di discussione curioso tra bambini
IL CIBO FUORI CASA
I bambini possono gestire responsabilità maggiori di quanto spesso i genitori diano loro credito. E’ possibile affidare perciò al ragazzo gli strumenti per proteggersi fornendogli le informazioni corrette:
- appena il bambino inizia a leggere, insegnargli a leggere le etichette alimentari. Può essere anche un gioco, l’invito ad essere bravi “detective” e scoprire l’ingrediente nascosto nelle caramelle, o nel dolce che ci piace (una dieta per un bambino allergico non deve necessariamente essere una condanna a cibi insipidi e poco attraenti)
- una cosa importante è esortare il bambino a non dare per scontato nulla ed esaminare l’etichetta OGNI volta che mangia qualcosa, anche qualcosa che conosce. I produttori di cibo spesso apportano modifiche alle loro ricette!
- incoraggiare e rispondere nel modo più completo possibile alle curiosità e alle domande del bambino che così soprattutto in età più avanzata sarà più incline a fare domande precise anche al personale di sala o al cuoco dei luoghi che frequenta.
- come abitudine, così come a casa il tavolo e le superfici devono essere sempre pulite, incoraggiare il bambino a sedersi sempre a tavoli puliti e già pronti al servizio ed evitare situazioni di disordine e scarsa pulizia che possono fare da vettore ad allergeni indesiderati.
- anche se la scuola ha una ottima politica di gestione delle diete speciali o il personale del ristorante è attento e sensibile alla problematica, non esitare a mettere a conoscenza del problema le persone e incoraggiare il bambino a fare altrettanto(molto spesso un limite pericoloso è la vergogna o il disagio che il bambino, ma perfino l’adulto, prova a comunicare certe problematiche!)
- avere sempre una scorta di snack che possano calmare l’appetito del bambino/ragazzo e che siano per lui sicuri, sopratutto se ci sono viaggi in programma (es. campeggio, viaggi con gli amici ecc.)
- nel caso di eventi quali feste e compleanni a scuola o a casa di amici, sensibilizzare gli organizzatori al problema e per non portare ad una esclusione magari partecipare alla preparazione dei cibi da condividere con gli altri bambini. In realtà nel caso di scuole/asili si tende sempre di più ad evitare, non senza qualche polemica, il cibo portato dall’esterno.
E SE SUCCEDESSE?
Ovviamente per quanto attentamente si possa gestire la situazione e per quanto maturo e responsabile possa essere il bambino/ragazzo è sempre possibile che qualcosa non vada per il verso giusto e il bambino si trovi a dover gestire una situazione di emergenza.
- innanzitutto è importante che il bambino abbia coscienza dei sintomi che genera il suo problema e che li possa riconoscereper evitare una sottovalutazione del problema, possono svilupparsi immediatamente dopo aver mangiato ma non è sempre vero per esempio.
- spingerlo a superare la naturale timidezza nel cercare aiuto spiegandoli soprattutto che alcuni sintomi devono immediatamente portarlo a chiedere aiuto:
- prurito diffuso in diverse zone del corpo
- sintomi diversi che compaiono contemporaneamente, ad esempio prurito diffuso e naso che cola
- sensazione di gola chiusa o la minima difficoltà respiratoria possa sperimentare
- nel caso il bambino possa andare soggetto a shock anafilattico sarebbe molto utile che portasse con se una sorta di cartellino che possa fornire ai soccorritori le informazioni fondamentali, numeri dei genitori e del medico curante, una breve descrizione del problema, informazione sul fatto che il bambino/ragazzo porta con se eventuali farmaci utili (es. la siringa di adrenalina) con le istruzioni per usarla.
L’adrenalina autoiniettabile è una preparazione utile, pratica e con dose già prestabilita che consente una facile e rapida somministrazione anche da parte del soggetto stesso che presenta anafilassi o di personale non medico è possibile reperirla in due formulazioni generalmente, formulazione adulti (soggetti con peso > 30 kg) e formulazione bambini (soggetti con peso < 30 kg). Il suo uso è molto facile ed è fondamentale nel ritardare i gravi sintomi dello shock anafilattico così da permettere ai soccorsi di arrivare. E’ utile, soprattutto in ambienti come scuole e pubblici esercizi, che il personale ne conosca l’utilizzo in quanto in diversi casi i sintomi possono essere così rapidi da rendere difficile per chi ne soffre di automedicarsi.
Rimuovere il tappo posteriore.
Applicare la punta nera della penna alla parte esterna della coscia.
Premere con forza finché non si sente uno scatto di attivazione;
Tenere in posizione per 10 sec.
Rimuovere la penna.
IMPORTANTE!
Iniettare solo sull’esterno della coscia
Non è necessario togliere gli indumenti