Un report dell’Agenzia per l’Ambiente delle Nazioni Unite lancia l’allarme: nonostante migliaia di Leggi e il proliferare di Enti dedicati, l’attuale sistema mondiale non è in grado di far fronte al climate change.
(Rinnovabili.it) – Oltre 1.100 accordi intergovernativi a tutela ambientale, l’introduzione di diritti costituzionali per un ambiente sano in 88 Paesi di cui 65 con l’esplicita adozione di norme per la protezione dell’ambiente, 350 tribunali e corti ambientali in più di 50 nazioni e almeno 60 Paesi garantiscono per statuto il diritto dei propri cittadini a una corretta informazione in campo ecologico e ambientalista. Eppure il diritto ambientale non ha ancora la forza necessaria per combattere il cambiamento climatico, l’inquinamento atmosferico o la perdita di biodiversità.
L’allarme è stato lanciato dall’Agenzia per l’Ambiente delle Nazioni Unite in un report che analizza l’operato in temi di tutela ambientale di governi, Enti e associazioni di tutto il mondo negli ultimi 40 anni.
Un quadro frammentario che ha portato alla proliferazione di leggi e organismi di controllo e protezione ma che manca di sistematicità, cooperazione e coordinamento, soprattutto a livello transanazionale. Secondo gli autori dello studio, a rallentare la battaglia per contenere il cambiamento climatico sarebbe proprio lo scarso potere delle agenzie ambientali governative ma anche una carenza cronica nell’informazione di settore, fenomeni di corruzione nonché il disimpegno di buona parte della cittadinanza.
Particolarmente significativo il dato riguardo il fenomeno di reazione al movimento ambientalista: secondo i numeri del report delle Nazioni Unite, tra il 2002 e il 2013 sono state uccise 908 persone per motivi legati alla difesa dell’ambiente (tra guardie forestali, ispettori governativi e attivisti) in 35 Paesi diversi. Solo nel 2017 si contano 197 caduti per cause legate alla difesa ambientale.
Discorso simile anche per quel che riguarda la comunicazione di settore, in particolare quella istituzionale: delle 70 nazioni poste sotto la lente d’ingrandimento del report, solo il 28% pubblica regolari aggiornamenti riguardo le principali tematiche ecologiche e ambientaliste. Un gap che riduce anche l’impatto di simili questioni sull’opinione pubblica e quindi la partecipazione dei cittadini.
“Questo rapporto risolve il mistero del perché persistano problemi come inquinamento, declino della biodiversità e cambiamenti climatici nonostante la proliferazione delle leggi ambientali negli ultimi decenni – spiega David Boyd, relatore speciale delle Nazioni Unite su Diritti umani e Ambiente – A meno che non sia rafforzato lo stato di diritto ambientale, anche le regole apparentemente più rigorose sono destinate a fallire e il diritto umano fondamentale a un ambiente sano non sarà realizzato”.