L’Agenzia propone alcune regole pratiche per scaldare al meglio le proprie abitazioni evitando sprechi e, in molti casi, un’inutile sanzione
Pubblicato il vademecum sui riscaldamenti domestici 2020
(Rinnovabili.it) – Mentre l’Italia si avvicina ad una nuova ondata di maltempo e nel Nord della Penisola arriva il primo grande calo delle temperature, molti comuni si preparano ad accedere i riscaldamenti domestici. Date e fasce orarie rimangono quelle stabilite del D.P.R. 412/1993, il provvedimentoche suddivide il territorio italiano in diverse zone in base clima e temperature medie.
Si inizia il 15 ottobre nelle oltre 4mila città della Zona climatica E, che comprende diverse località settentrionali e montuose d’Italia, da Asti fino a Campobasso. Per questi comuni c’è la possibilità di accendere gli impianti dal 15 ottobre al 14 aprile 2020, per una durata giornaliera di 14 ore. Dovranno aspettare il 1° novembre, i cittadini della Zona climatica D, in cui rientra anche la capitale: per loro la normativa prevede riscaldamenti domestici accesi per un massimo di 12 ore al giorno fino alla data del 14 aprile 2021. Il 15 novembre saranno raggiunti dall’accensione dei caloriferi della Zona C per un massimo di 10 ore al giorno; il 1° dicembre da quelli della Zona B che comprende le fasce costiere del Sud Italia, e della Zona A, (Lampedusa e porto Empedocle), rispettivamente con un limite di 8 e 6 ore al giorno di funzionamento.
A prescindere dalla zona, la data d’avvio e, soprattutto, la rigidità del tempo, per tutti i cittadini si tratterà di aprire il portafoglio e sostenere nuove spese. Ecco perché l’Enea, come ogni anno, pubblica in questi giorni un breve vademecum finalizzato al risparmio energetico. L’obiettivo? Offrire alcuni semplici consigli, che possano diminuire i consumi dei riscaldamenti domestici, alleggerendo le bollette 2020 degli utenti. Si va da piccoli gesti dall’immediata esecuzione per limitare la dispersione termica ai controlli degli impianti e delle prestazioni energetiche dell’immobili.
Dieci consigli per ridurre le bollette dei riscaldamenti domestici
Effettuare la manutenzione degli impianti – La sicurezza avrebbe essere la prima priorità ma in questo caso, coincide anche con l’attenzione all’ambiente e all’efficienza energetica. Quando correttamente regolato, con filtri puliti e senza incrostazioni di calcare, un impianto consuma meno e di conseguenza inquina meno. Senza contare che si tratta di obbligo di legge: chi non effettua la manutenzione rischia multe a partire da 500 euro.
Utilizzare valvole termostatiche – Obbligatorie a partire dal luglio 2017 nei condomini e negli edifici polifunzionali riscaldati da impianto centralizzato, le valvole sono uno strumento utile per tutti. Permettono di regolare il flusso di calore nei termosifoni in maniera differente per ogni stanza dell’appartamento, escludendo i locali non necessari ed evitando inutili accensioni o temperature troppo alte rispetto la reale necessità.
Controllare la temperatura degli ambienti – Si ricollega direttamente al punto precedente: spesso i gradi impostati superano quelli di base per il confort abitativo. Eppure avere temperature interne troppo alte rappresenta un danno per la salute oltre che un inutile spreco di denaro. Sebbene la normativa preveda di poter alzare il termostato fino a 22°C, 19°C – spiega l’Enea – sono più che sufficienti.
Fare attenzione alle ore di accensione – Al di là delle ore massime previste per fascia climatica, un’accensione continuata non mai è necessaria. In un’abitazione efficiente, quindi con una buona coibentazione, il calore che le strutture accumulano quando l’impianto di riscaldamento è in funzione garantisce un sufficiente grado di confort anche nel periodo di spegnimento.
Installare sistemi di riscaldamento innovativi – In caso di vecchie caldaie è anche opportuno valutare una sostituzione con nuovi generatori di calore dal rendimento più elevato. La normativa prevede impianti “a condensazione” o “pompe di calore ad alta efficienza” ma sono disponibili anche caldaie alimentate a biomassa e sistemi ibridi (caldaia a condensazione e pompa di calore) abbinati a impianti solari termici. Per questi interventi è possibile usufruire di sgravi fiscali: ecobonus e bonus facciate e per quest’anno anche del superbonus 110% dedicato a condomini e edifici unifamiliari.
Schermare le finestre durante la notte – Una mossa semplice ma efficace: chiudendo persiane e tapparelle nelle ore notturne o installando tende pesanti si riducono le dispersioni di calore verso l’esterno.
Evitare elementi di ostacolo intorno ai termosifoni e finestre aperte troppo a lungo – Collocare tende, mobili o schermi davanti ai termosifoni o usarli come stendibiancheria è fonte di sprechi in quanto ostacola la diffusione del calore. Al contrario, è possibile inserire un pannello riflettente o anche un semplice foglio di carta stagnola tra parete e termosifone, specie nei casi in cui il calorifero è incassato nel muro, per ridurre inutili dispersioni.
Regolare la temperatura con soluzioni tecnologiche innovative – La possibilità di programmare il riscaldamento domestico su base oraria, giornaliera e settimanale garantisce un ulteriore risparmio energetico. L’Enea suggerisce di dotare il proprio impianto di una centralina di regolazione automatica della temperatura, strumenti in grado di evitare inutili picchi o sbalzi di potenza. In alternativa, è possibile impiegare cronotermostati, sensori di presenza e regolatori elettronici permettono di regolare la temperatura delle singole stanze e il tempo di accensione degli impianti anche a distanza, tramite smartphone o tablet.
Contabilizzazione del calore – Consente di gestire in autonomia il riscaldamento del proprio appartamento e permette al singolo utente di risparmiare e di pagare solo in base al consumo effettivo. Per usufruirne è necessario installare dispositivi di misura del calore sui radiatori o nei tubi di collegamento dell’appartamento all’impianto di riscaldamento centralizzato e valvole termostatiche nei singoli radiatori.
Fare il check-up dell’immobile – La valutazione di un tecnico sul grado di efficienza di un immobile, effettuata tramite la diagnosi energetica o l’attestato di prestazione energetica (APE) consente di determinare gli interventi più convenienti per contenere consumi e costi. “Oltre ad abbattere i costi per il riscaldamento, anche fino al 40% – spiega l’Enea – gli interventi diventano ancora più convenienti se si usufruisce delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, l’ecobonus che consente di detrarre dalle imposte IRPEF o IRES dal 50 all’85% delle spese sostenute a seconda della complessità dell’intervento e il superbonus, con cui l’aliquota di detrazione sale al 110%”.