Nel 2020 dovrebbe nascere, in USA, il primo impianto sperimentale di “riciclo continuo”, ma la stessa BP si esprime con prudenza e sottolinea i fattori di rischio che potrebbero non condurre al risultato tanto atteso.
25 milioni di dollari di investimento per Infinia, la tecnologia che dovrebbe permettere di riottenere il polimero vergine dal riciclo dei rifiuti in PET
(Rinnovabili.it) – La British Petroleum (BP), società britannica operante nel settore del petrolio e del gas naturale, intende investire 25 milioni di dollari in un progetto pilota per testare una nuova tecnologia che dovrebbe permettere il riciclo continuo di bottiglie e imballaggi alimentari in PET.
Il PET (polietilene tereftalato) è una delle plastiche più facilmente riciclabili ed è in assoluto il materiale più usato per il packaging. Secondo i dati della società di consulenza Wood Mackenzie, si parla di circa 27 milioni di tonnellate di questo polimero impiegate ogni anno, di cui 23 milioni solo per la produzione di bottiglie.
Tuttavia, non tutto il polietilene tereftalato raccolto acquista una seconda vita: la maggior parte viene riciclato una sola volta prima di finire in discarica o essere trasformato in plasmix. Il motivo? Con le attuali tecnologie di trattamento meccanico non è possibile ottenere una materia prima seconda con la stessa qualità del polimero vergine. In altre parole, dopo il riciclo, non è più possibile fabbricare beni sofisticati, come sacchetti di plastica, contenitori per cibi o pezzi con particolari caratteristiche meccaniche (tappi filettati, contenitori, coperchi etc. ), ma solo prodotti più grossolani. Anche il colore, ad esempio, non è più modulabile, dato che la miscela finale ha una tinta grigio-marrone-verde scuro.
Secondo BP, dunque, la sua nuova tecnologia di riciclaggio (chiamata, non a caso, Infinia) dovrebbe essere in grado di trasformare anche il PET più difficile da trattare – come quello impiegato nei vassoi neri per alimenti o quello colorato delle bottiglie – in plastica nuova di zecca, consentendogli di essere ripetutamente riciclato.
L’impianto, come riporta il comunicato stampa della società, dovrebbe essere costruito entro il 2020 negli Stati Uniti, al fine di testare Infinia prima di commercializzarla. Tuttavia, la stessa BP usa molta prudenza e nel suo cautionary statement sottolinea che molti fattori di rischio potrebbero non condurre al risultato atteso. Il responsabile della raffinazione e della petrolchimica della BP, Tufan Erginbilgic, ha comunque affermato che Infinia “è un importante trampolino di lancio per consentire una più forte economia circolare nell’industria del poliestere e contribuire a ridurre i rifiuti di plastica non gestiti”.